Contaminanti alimentari chimici: MOAH e MOSH

Contaminanti alimentari chimici: MOAH e MOSH

Per contaminanti chimici si intendono sostanze non aggiunte intenzionalmente ad alimenti e mangimi, che possono essere presenti in essi come risultato delle varie fasi di trasformazione, stoccaggio e trasporto.

Sono contaminanti chimici:

  • metalli pesanti;
  • sostanze inibenti;
  • residui dei fitosanitari pregressi nelle produzioni primarie;
  • sostanze di migrazione chimica proveniente dalle superfici a contatto e da materiali di confezionamento non coerenti con l’alimento.

I contaminanti possono rappresentare un rischio per la salute umana e animale, se vengono superati i livelli accettabili.

Tra i contaminanti chimici prima citati, gli oli minerali (scoperti per caso nel 2008 a seguito di un’allerta UE per dell’olio di girasole prodotto in Ucraina altamente contaminato da questi composti) rappresentano una frazione chimica derivata dalla raffinazione del petrolio (distillazione, estrazione, conversione chimica) e/o di prodotti sintetici provenienti dalla liquefazione del carbone, da petrolio greggio, da carbone, gas naturale o biomasse.

Gli olii minerali vengono classificati in:

  • Moah (Mineral Oil Aromatic Hydrocarbon cioè idrocarburi aromatici costituiti da uno o più anelli benzenici)
  • Mosh (Mineral Oil Saturated Hydrocarbon cioè idrocarburi saturi ramificati e non ramificati con formula generale CnH2n+2).

I Moah sono potenzialmente cancerogeni e genotossici, mentre i Mosh tendono ad accumularsi nel corpo e possono arrecare danni al fegato. Questi rischi sulla salute sono stati valutati dal gruppo CONTAM (esperti sui contaminanti nell’ambito delle catene alimentari) dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).

Nell’olio minerale possono inoltre essere presenti idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ad oggi classificati come possibili sostanze cancerogene, altre classi, quali gli oli minerali raffinati ad uso alimentare (MORE), i polimeri oligomerici saturi (POSH), utilizzati per la sintesi di plastica come polipropilene o polietilene e le poli alfa olefine (PAO), principali costituenti degli oli di motori o lubrificanti.

Tra i campi di applicazione di questi olii, vi sono gli inchiostri da stampa e i materiali di imballaggio per gli alimenti e prodotti. Trovandosi negli imballaggi, come il cartone e la carta riciclata (perché possono contenere residui di inchiostri e di altre sostanze chimiche come colle e diversi additivi), ed essendo volatili, possono migrare nel cibo confezionato e risultare dannosi per la salute.

La contaminazione da olio minerale può comunque avvenire in qualsiasi fase della filiera. Le potenziali fonti di contaminazione sono numerose e ciò è dovuto all’esteso impiego di olio minerale, presente ad esempio in oli lubrificanti utilizzati nelle macchine per la movimentazione meccanica, in agenti di controllo delle polveri (in particolare nella lavorazione della colza e della soia), nei sacchi di iuta usati per il trasporto di semi e olive, che possono contenere fino al 25% di composti poliaromatici, in additivi usati nella fabbricazione delle plastiche, in oli lubrificanti presenti nelle latte di alluminio utilizzate come contenitori

Attualmente non vi sono normative UE ufficiali che definiscono i livelli minimi e massimo accettati per MOHA e MOSH. Tuttavia si possono considerare fonti ufficiali alcuni valori di riferimento come quelli definiti dal JECFA (Joint FAO/WHO Committee on Food Additives) che ha stabilito come riferimento un valore di ADI (Acceptable Daily Intake) pari a 0,01 mg/kg.

Ulteriore riferimento, applicabile solo agli imballaggi di carta e cartone di recupero, e stato presentato sotto forma di emendamento alla “German Commodities Regulation” nel 2011. Tale documento propone limiti di MO (sia MOSH che MOAH) pari a:

  • 0,6 mg/Kg di alimento (contenuto di MOSH);
  • 0,15 mg/Kg di alimento (migrazione di MOAH).

O ancora in Belgio la FAVV (Autorità di Sicurezza Alimentare) ha fissato dei limiti differenti per i MOSH (C16-C35), suddivisi in diversi gruppi. In Italia non esiste una legislazione specifica.

Ad oggi soprattutto nell’industria produttiva della carta e cartoni da imballaggio, le soluzioni volte alla riduzione della presenza dei MOAH e MOSH si concentrano sull’ottimizzazione dei cicli produttivi e/o l’utilizzo di prodotti food grade.

Attualmente i metodi analitici di riferimento sono le norme ISO 11780:2015 – Grassi e oli animali e vegetali – Determinazione degli idrocarburi alifatici negli oli vegetali e UNI EN 16995:2017 Prodotti alimentari – Oli vegetali e prodotti alimentari a base di oli vegetali – Determinazione di idrocarburi saturi (MOSH) e idrocarburi aromatici (MOAH), derivanti da olio minerale, mediante analisi HPLC-GC-FID in linea.

A seguito della raccomandazione n. 84 del 2017 della Commissione Europea, sono in corso attività di indagine e campionamento di numerosi alimenti potenzialmente contaminati da oli minerali (grassi animali, pane e panini, prodotti da forno fini, cereali da colazione, prodotti di confetteria, cioccolato e cacao, pesce, prodotti a base di pesce gelati e dolci, semi oleosi, pasta, prodotti derivati dai cereali, legumi secchi, insaccati, frutta a guscio, oli vegetali) e materiali di confezionamento.

Nei mercati di importazione del Nord Europa oggi si richiede la determinazione separata di MOSH e MOAH. Nel caso in cui il campionamento accerti la presenza di questi contaminanti, gli Stati membri sono inviati ad indagare sulle misure messe in atto dalle imprese per prevenire o limitare la contaminazione dei propri prodotti.

Vi è comunque il coinvolgimento degli OSA e dei produttori di materiali a contatto con gli alimenti. In quanto è necessario considerare tali contaminanti nelle proprie produzioni, adottando opportune misure di gestione del pericolo.

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