Gas Radon: cos’è e come ridurne i rischi
Nonostante se ne senta parlare poco, il gas radon costituisce oggi, in Italia, la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco. Il radon è un gas naturale radioattivo, incolore e inodore che proviene dal decadimento di Uranio e Radio, cioè dal processo per cui una sostanza radioattiva si trasforma spontaneamente in un’altra, emettendo radiazioni. Tali sostanze sono naturalmente presenti sulla Terra: nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione.
Sono proprio queste, a costituire il reale fattore di rischio per la salute. Una volta inalati i prodotti di decadimento, si depositano facilmente nel tessuto polmonare ed entro circa 30 minuti decadono, emettendo radiazioni ionizzanti che possono danneggiare il DNA cellulare. Alcuni di questi danni possono persistere nel tempo e dare origine a tumori polmonari. Maggiore è la quantità di radon e dei suoi prodotti di decadimento inalata e maggiore è la probabilità che qualche danno non venga riparato e possa quindi successivamente svilupparsi in un tumore, soprattutto se le cellule sono sottoposte ad altre sostanze cancerogene come ad esempio quelle contenute nel fumo di sigaretta.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon come agente cancerogeno di gruppo 1, ossia come una sostanza per la quale vi è evidenza accertata di cancerogenicità negli esseri umani.
Il radon, che si produce nelle rocce o nel suolo, tende ad allontanarsi, trasportato dai fluidi o dai gas del sottosuolo, fino a risalire in superficie. Nell’atmosfera si diluisce rapidamente e la sua concentrazione in aria è pertanto molto bassa. Quando penetra negli spazi chiusi invece tende ad accumularsi, raggiungendo concentrazioni dannose per la salute. È per questa ragione che il radon viene considerato un inquinante tipico degli ambienti chiusi.
Una delle principali cause per la quale l’aria ricca di radon affluisce dal suolo verso l’interno dei locali chiusi, è la depressione che si viene a creare tra i locali e il suolo, in conseguenza della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’edificio (effetto camino). Altri elementi, come la presenza di aperture e il vento, possono ridurre o incrementare la depressione dovuta alla semplice differenza di temperatura. La concentrazione di radon può inoltre subire variazioni giornaliere e stagionali. In genere i valori più elevati si osservano nelle prime ore del mattino, quando la differenza di temperatura tra interno ed esterno è maggiore. Per lo stesso motivo d’inverno le concertazioni sono mediamente maggiori di quelle estive.
In Puglia la Legge Regionale n. 30 del 03 novembre 2016, riporta i “Livelli limite di concentrazione per le nuove costruzioni” e i “Livelli limite di concentrazione per gli edifici esistenti”:
a) per gli edifici strategici di cui al D.M. 14.01.2008 e destinati all’istruzione, compresi gli asili nido e le scuole materne, il livello limite di riferimento per concentrazione di attività di gas radon in ambiente chiuso, e in tutti i locali dell’immobile interessato, non può superare i 300 Bq/mc, misurato con strumentazione passiva
b) per gli interrati, seminterrati e locali a piano terra degli edifici diversi da quelli di cui alla lettera a) e aperti al pubblico, con esclusione dei residenziali e dei vani tecnici isolati al servizio di impianti a rete, il livello limite di riferimento per concentrazione di attività di gas radon in ambiente chiuso non può superare 300 Bq/mc, misurato con strumentazione passiva. Sono esentati dagli obblighi di misurazione i locali a piano terra con superfice non superiore a 20 mq, salvo che in virtù di collegamento strutturale con altri locali non derivi il superamento del limite dimensionale previsto per l’esenzione, purché dotati di adeguata ventilazione.
Lo strumento di misura più opportuno per rilevazioni di lungo periodo è il cosiddetto dosimetro passivo che fornisce un valore medio della concentrazione di radon in aria nel periodo di campionamento.
I dosimetri sono costituiti da un contenitore di materiale plastico che ospita un elemento sensibile al radon ossia alle radiazioni alfa emesse dal radon e dai suoi prodotti di decadimento, visibili a microscopio tramite un trattamento chimico effettuato in laboratorio.
Se il livello misurato risulta essere superiore al valore limite, il datore di lavoro è tenuto ad attuare misure correttive intese a ridurre la concentrazione al livello più basso ragionevolmente ottenibile, designando un esperto in interventi di risanamento radon, che deve essere in possesso dei requisiti riportati nell’Allegato II del D.lgs. 101/2020. Il datore di lavoro dovrà attuare le azioni previste dal tecnico entro due anni dal rilascio della relazione tecnica e provvederà a ripetere le misurazioni con cadenza quadriennale.
Le azioni per ridurre la presenza del radon in un locale o in un edificio sono principalmente orientate a limitare l’ingresso del gas radioattivo dal suolo o la sua fuoriuscita dai materiali da costruzione.
La riduzione della concentrazione del radon può essere raggiunta con diverse modalità, in generale a basso costo, a seconda del caso specifico. Alcune delle misure di mitigazione:
- ostacolare l’ingresso del radon proveniente dal suolo, creando una depressurizzazione del suolo sottostante l’edificio
- aumentare il ricambio di aria nei locali, l’immissione di “aria fresca” consente di abbassare la concentrazione di radon nel locale
- sigillare le superfici di contatto, sigillare crepe o fessure presenti, pavimenti e/o pareti, isolare il muro qualora il materiale da costruzione sia radon-emettitore
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