Prodotti vegan: come certificarli per garantire la tutela di aziende e consumatori
Che sia per salute, rispetto per gli animali, tutela dell’ambiente, voglia di sperimentare nuovi stili alimentari, ci troviamo di fronte ad un cambiamento importante: la gente tende ad evitare sempre più il consumo di carne e pesce, e di alimenti di derivazione animale, e a preferire un’alimentazione “plant-based”.
La produzione di carne occupa l’80% dei terreni agricoli e contribuisce a circa un quinto di tutti i gas a effetto serra prodotti dall’uomo. Le sue nobili proteine inoltre non basteranno a nutrire il mondo nei prossimi decenni e nel 2050 saremo in 10 miliardi. C’è anche un altro elemento significativo: la pandemia ha rimodellato molte abitudini e ha accelerato lo spostamento verso prodotti vegetali. La consapevolezza che il Covid sia una zoonosi ha fornito un motivo valido per ripensare ai modelli di consumo e all’impatto delle proprie abitudini alimentari.
La tecnologia alimentare, sempre più avanzata, permette di realizzare prodotti alternativi che imitano le proteine animali senza l’impatto ambientale e le implicazioni etiche delle produzioni a base animale. Gli analoghi della carne sono, insieme alle alternative al latte vaccino, uno dei prodotti di punta all’interno del mercato plant-based. La fake meat è un prodotto sempre più diffuso, non tanto e non solo tra vegetariani e vegani, ma anche tra quella fetta di consumatori che riducono l’impiego di proteine animali in favore di quelle vegetali.
Fino a qualche anno fa, i prodotti a base vegetale nei supermercati erano relegati in angolini e si potevano contare sulle dita di una mano (perlopiù latte di soia, tofu, seitan). Oggi i termini veg, vegan, vegano sono entrati nel vocabolario comune, e persino il termine “plant based” letteralmente “a base vegetale” si sta facendo spazio nella nostra cultura. I negozi di tutto il mondo offrono una scelta di prodotti a base vegetale sempre più ampia e appetitosa, che comprende svariate alternative a carne, latticini e uova. I vegani, consumatori attenti, sono diventati un mercato su cui investire.
Purtroppo ancora oggi la dicitura “veg” con annessi simboli o altre diciture non è soggetta ad alcuna norma specifica. L’utilizzo della scritta “vegetale”, “vegetariano” o “vegano” è quindi stabilita liberamente dal produttore che deve rispondere a livello normativo alle pratiche leali d’informazione del regolamento UE 1169/11.
Un corretto approccio a tutela dell’azienda e dei consumatori può essere oggi quello di fare riferimento a linee guida disponibili sul tema. La norma ISO 23662 riporta definizioni e criteri tecnici per alimenti e ingredienti compatibili con le scelte dietetiche:
- ovo-latto-vegetariana
- ovo-vegetariana
- latto-vegetariana
- vegana
Fornisce un riferimento affidabile e concordato a livello internazionale che l’industria alimentare e delle bevande può utilizzare quando commercializza i propri prodotti.
Gli utenti che scelgono di alimentarsi secondo lo stile di vita vegano possono avere difficoltà nell’orientarsi nella scelta dei prodotti se non si ha conoscenza degli eventuali processi di produzione, visto che molti additivi che contengono sostanze di origine animale vengono utilizzati dalle aziende alimentari. La scelta di un prodotto vegano è spesso legata unicamente alla presenza di un marchio di garanzia sul prodotto. Su questi prodotti possiamo trovare moltissimi marchi anche molto simili tra di loro, ma che in realtà hanno significati profondamente diversi: andiamo infatti dalla semplicissima autodichiarazione aziendale, alla certificazione vera e propria, passando da marchi concessi a pagamento.
Una delle soluzioni più semplici è la certificazione sul singolo prodotto, verificando l’assenza di ingredienti di origine animale anche con analisi del DNA. La seconda possibilità è estendere i controlli all’intera filiera dal campo alla tavola con la possibilità di trattare anche l’imballaggio.
Il marchio V-Label, distribuito da V Label, è un logo diventato internazionale essendo registrato in oltre 70 paesi al mondo. Il controllo e il rilascio della certificazione avviene in maniera documentale. I produttori interessati devono fornire una serie di informazioni e sulla base di quanto dichiarato viene effettuata una verifica di tutta la documentazione tecnica necessaria e del metodo produttivo per escludere la presenza di contaminazione volontaria o involontaria oltre i limiti consentiti dai criteri del marchio in questione. Se tutto è stato rispettato e non si riscontrano criticità, viene rilasciato il marchio da stampare sulle etichette.
Un’altra soluzione è quella proposta da VeganOk, che rilascia un marchio di garanzia da posizionare sull’etichetta dopo avere compilato un modulo di autodichiarazione allegando documenti e schede tecniche sui singoli ingredienti utilizzati. Lo standard VeganOk adotta un disciplinare rigidissimo con regole estremamente severe (più di qualsiasi altro standard vegan al mondo). L’azienda si assume la responsabilità penale di autodichiarare la conformità allo standard VeganOk. Viene effettuato anche il controllo al packaging del prodotto, relativamente ai materiali usati per la confezione (verificando l’assenza di parti animali negli imballaggi, colle, adesivi, inchiostri, tappi delle bottiglie). Prevede inoltre il divieto di utilizzare olio di palma e il divieto di effettuare o commissionare esperimenti su animali.
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